domenica 5 luglio 2009

Turandot: Croce e Delizia dell'Opera italiana (cap. 11)

11. Arie celebri

Fino a ora abbiamo discusso l’opera nel suo complesso, soffermandoci perlopiù all’analisi dei personaggi e agli espedienti di Puccini per creare l’atmosfera generale. Ma i momenti che rimangono impressi nella memoria generale sono quelli delle grandi arie cantate dai protagonisti principali.
Come abbiamo già avuto modo di dire in Puccini non troviamo le cosiddette cavatine, momenti in cui un personaggio, isolato dal contesto generale si esibiva nel proprio pezzo, ma questi momenti particolarmente melodici sono inseriti in modo organico nel contesto generale dell’opera.
Le arie principali, quelle più famose per l’appunto, sono generalmente interpretate dai protagonisti della storia (non a caso molte di queste sono per tenore e soprano) e a volte può essere significativo fare un’analisi di questo dato per renderci effettivamente conto della particolare importanza data dal compositore al ruolo stesso.
Senza soffermaci ancora a citare Puccini, è possibile menzionare numerose e famosissime arie dei più significativi personaggi dell’opera: «Di quella pira» (Trovatore, Verdi), «Casta diva» (Norma, Bellini), «La donna è mobile» (Rigoletto, Verdi), «Una furtiva lagrima» (L’Elisir d’Amore, Donizetti).
Anche nella Turandot troviamo arie di altissimo livello (e senza alcun dubbio il «nessun dorma» è l’aria più famosa a livello mondiale) e a sottolineare il discorso fin qui portato avanti è interessante notare che i personaggi coinvolti sono sempre gli stessi: Liù, Calaf, Turandot.
La prima aria importante che troviamo è proprio per la voce della piccola Liù, questo a evidenziare ancora una volta il ruolo di particolare importanza ricoperto dalla giovane schiava. Calaf ha deciso di affrontare gli enigmi della principessa. Nessuno riesce a dissuaderlo. Ci prova ancora una vola Liù con una commovente preghiera:

Signore, ascolta! Ah, signore, ascolta!
Liù non regge più, si spezza il cuor!
Ahimè, quanto cammino col tuo nome nell'anima,
col nome tuo sulle labbra!
Ma se il tuo destino doman sarà deciso,
noi morrem sulla strada dell'esilio.
Ei perderà suo figlio, io l'ombra d'un sorriso.
Liù non regge più! Ah!

Una preghiera dolce e malinconica, ancora in ricordo di quel sorriso del suo signore, lontano nel tempo. Ma Calaf è ormai deciso e cerca di alleviare il dolore della giovane, chiedendole di rimanere a fianco del padre, che dopo la sua morte non avrà più nessuno al mondo:

Non piangere, Liù!
Se in un lontano giorno io t'ho sorriso,
per quel sorriso, dolce mia fanciulla, m'ascolta:
il tuo signore sarà domani, forse solo al mondo…
Non lo lasciare, portalo via con te!
[…]
Dell'esilio addolcisci a lui le strade!
Questo, o mia povera Liù,
al tuo piccolo cuore che non cade,
chiede colui che non sorride più!

E il primo atto termina con un intreccio di emozioni cantate a più voci da tutti i personaggi entrati in scena. Un finale maestoso e memorabile quanto un’aria famosa, con gli spettatori senza fiato e travolti dalla potenza emotiva della musica.
Il secondo atto si apre, come precedentemente detto, con il terzetto dei tre ministri, ma il momento cruciale inizia quando entra in scena l’imperatore, con lo splendido coro di giubilo d’accompagno e successivamente quando prende la parola Turandot. Con il modo che la caratterizza, la principessa inizia con un tono freddo, ma un poco alla volta le splendide melodie del suo canto ipnotizzano e la fredda staticità della gelida conquista anche lo spettatore:

In questa reggia, or son mill'anni e mille,
un grido disperato risonò.
E quel grido, traverso stirpe e stirpe
qui nell'anima mia si rifugiò!
Principessa Lou-Ling, ava dolce e serena
che regnavi nel tuo cupo silenzio
in gioia pura, e sfidasti inflessibile e sicura
l'aspro dominio, oggi rivivi in me!
[…]
Pure nel tempo che ciascun ricorda,
fu sgomento e terrore e rombo d'armi.
Il regno vinto! E Lou-Ling,
la mia ava, trascinata da un uomo come te,
come te straniero, là nella notte atroce
dove si spense la sua fresca voce!
[…]
O Principi, che a lunghe carovane
d'ogni parte del mondo qui venite
a gettar la vostra sorte,
io vendico su voi, su voi quella purezza,
quel grido e quella morte!
Mai nessun m'avrà!
L'orror di che l'uccise vivo nel cuor mi sta!
No, no! Mai nessun m'avrà!
Ah, rinasce in me l'orgoglio di tanta purità!
Straniero! Non tentar la fortuna!
Gli enigmi sono tre, la morte è una!

In un crescendo senza fine la principessa arriva al termine della storia e alla sua voce sia affianca il calore esuberante di Calaf:

Gli enigmi sono tre, una è la vita!

I due uniscono le voci e si raggiunge la meraviglia quando insieme ripetono l’ultimo verso, l’una sottolineando l’aspetto macabro, l’altro l’ottimismo.
Gli indovinelli della principessa chiudono in parte il secondo atto. Turandot è sconfitta dall’ignoto straniero, ma non si rassegna. Puccini anticipa a questo punto la sua più celebre aria e lo fa sempre tramite Calaf:

Tre enigmi m'hai proposto, e tre ne sciolsi.
Uno soltanto a te ne proporrò:
Il mio nome non sai. Dimmi il mio nome.
Dimmi il mio nome prima dell'alba, e all'alba morirò

Trionfalmente arriviamo al terzo atto dell’opera. Il momento della trasformazione della principessa è vicino, ma per il momento è ancora intenzionata a scagliare contro il principe ignoto la propria ira. Vuole conoscere il nome dello straniero e ha ordinato che «nessun dorma in Pechino». Tutti devono impegnarsi per scoprire quel nome. Calaf osserva tutto con fare distaccato, sicuro della propria vittoria:

Nessun dorma! Nessun dorma!
Tu pure, o Principessa,
nella tua fredda stanza guardi le stelle
che tremano d'amore e di speranza...
Ma il mio mistero è chiuso in me,
il nome mio nessun saprà!
No, no, sulla tua bocca lo dirò,
quando la luce splenderà…
Ed il mio bacio scioglierà
il silenzio che ti fa mia.
[…]
Dilegua, o notte! Tramontate, stelle!
All'alba vincerò! Vincerò!

E così si procede verso la fine. C’è ancora tempo per splendidi momenti di alta tensione drammatica. Lo spettatore soffrirà per la morte della piccola Liù («Tu che di gel sei cinta, da tanta fiamma vinta, l'amerai anche tu!») e patirà nei momenti finali vedendo crollare la bella principessa, in un susseguirsi di duetti e leitmotiv ricorrenti, fino al finale gioioso, pure questo anomalo e fonte di tante discussioni.

Nessun commento: