4 agosto: Tosca.
5 agosto: Carmen.
Ho speso così due meravigliose serate romane (tralasciando il bel Trovatore gustato sabato al teatro di Ostia Antica), lasciandomi cullare prima dalla dolce gelosia di Floria Tosca, quindi dalla maliziosa Carmen, in un viaggio nel diciannovesimo secolo, tra suggestioni colme di fascino, a cavallo tra due modi di fare l'opera, quella di George Bizet e l'innovazione Pucciniana.
Caracalla è uno scenario decisamente accattivante, anche se ascoltare l'opera in un teatro è tutt'altra cosa, senza microfoni che gracchiano, senza il vento che spinge le melodie allontanandole scherzosamente, senza gli aereoplani che ogni tanto passano a ricordarti che non sei nell'Ottocento, no.
Per fortuna, però, la musica è sempre quella, una malia che cattura e ti tiene lì, sospeso tra due mondi.
E, sempre per fortuna, quando è il Teatro dell'Opera ha organnizzare eventi del genere, anche gli interpreti sono una garanzia. Non che altrove non si possano trovare cantanti all'altezza. Non che l'organizzazione ogni tanto non tiri qualche brutto scherzo (come la presenza non presenza di Domingo alla direzioni, come la presenza non presenza di Alagna insieme alla moglie Gheorghiu in una Traviata pubblicizzata in ogni dove). Però, di solito, tutto fila liscio. Con buona soddisfazione di noi semplici appassionati, melomani incalliti.
E così mi sono lasciato guidare dalle bellissime voci di Fabio Armiliato, Vittoria Todisco, Giorgio Surian, Elīna Garanča, Valter Borin, Carlo Colombara e tanti altri. E per qualche ora sono stato davvero altrove.
Quale Opera esce vincitrice da questo confronto ravvicinato?
Tosca e Carmen, due donne da amare, due opere da amare. Un pareggio, senz'altro se parliamo di emozioni, se parliamo di melodie, di interpreti.
Stravince la Carmen se ci soffermiamo a consideraioni più banali, ma non trascurabili: la scenografia.
Mi ha deluso, la Tosca, profondamente, con quella mania di modernizzare tutto, di essere trasgressivi a tutti i costi, come se non è altrettanto meraviglioso fare un viaggio nel 1800, così, semplicemete. No, c'è bisogno di strafare, con un minimalismo moderno che mi ha lasciato alquanto perplesso, che non mi ha permesso di essere nella storia, non del tutto, almeno. Fredda e insipida, quella cartina di roma stampata su pannelli inclinati e quei giochi di luce che sembravano sempre troppo poco per dare l'idea di insieme. Ci hanno provato, come per l'Aida di qualche anno fa. Spero che non lo facciano ancora.
Meravigliosa invece la scenografia della Carmen, semplice ma di una raffinatezza incredibie, capace con pochi cambiamenti di trascinare l'ascoltatore ogni volta in un luogo diverso, tra i tavoli di una taverna come tra le montagne o fuori da un'arena. Colore ed eleganza, in grado di accompagnare nel modo migliore quello che Bizet ha pensato come un grande affresco. Godibilissima serata, ottimi interpreti. Con un filo in meno di vento, una serata da lode.
Stasera va in scena il Nabucco, di nuovo a Ostia Antica.
Salto, stavolta, semplicemente per altri impegni. Ma mi sarebbe piaciuto esserci perché il teatro romano è mille volte più affascinante di caracalla, e per struttura e per austica. Un luogo nato per le rappresentazioni, e la differenza si nota.
Per fortuna nella testa ho ancora le melodie di Tosca e Carmen.
Stasera, almeno, mi faranno compagnia.
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