L'estate romana ogni anni ci regala qualche sorpresa. Quest'anno finalmente il
Teatro dell'Opera di Roma ha messo in cartellone due opere un po' insolite, per la manifestazione romana.
Norma e
Attila vanno a prendere il posto di una
Aida vista e rivista e delle altre solite opere più che famose, adatte a tutti, certo, ma sopratutto ai numerosi turisti della capitale.
Ieri sera abbiamo avuto l'opportunità di ammirare la
Norma, con la direzione di
Gabriele Ferro.
Scenografie semplici, ma d'effetto. Forse si poteva fare qualcosa di più, ma alla fine conta il risultato d'insieme e dobbiamo dire che siamo rimasti soddisfatti dalla scelta minimale, ma ben studiata.
Ottima la scelta di riproporre due protagoniste femminili di primo piano, senza la tendenza passata di relegare il ruolo di Adalgisa troppo in ombra rispetto a quello di Norma. L'opera assume connotati molto interessanti e meno piatti, con un duello giocato su più livelli, non solo quelli tratteggiati della storia. Duello che ieri sera ha vinto senza ombra di dubbio
Carmela Remigio, nei panni di Adalgisa. Voce agile, potente, ricca di sfumature, degna della sua fama. Un soprano che ha regalato a tutti i presenti i momenti più elevati della rappresentazione, oscurando nettamente una
Julianna Di Giacomo (Norma) in netta difficoltà, che ha arrancato su molti passaggi e regalato più di una evidente stonatura. Poco importa che tra primo e secondo atto un annuncio la ringrazi perché nonostante la laringite, andrà avanti fino alla fine. Il duello con la Remigio è ormai perso e tutti noi ci siamo chiesti come mai, in serate di questo livello, gli interpreti sostituti non fossero presenti per intervenire. Dobbiamo anche dire che la Di Giacomo non è stata aiutata dal direttore, che ha optato per una
Casta Diva sparata a razzo come una marcia, priva quindi di solennità e ampiezza di sfumature. Il resto dell'opera è stato reso in modo ottimale, ma abbiamo gradito poco questa caratterizzazione troppo personale per l'aria più importante.
Buona la prova del tenore
Fabio Sartori, benché sia tutto fuorché il
leggiadro Pollione. Ci piace il suo timbro, ma forse con 30/40 chili in meno porterebbe sulla scena anche una presenza più interessante e magari una gestione del fiato più ottimale. Ma comunque è un ottimo tenore, che ha fatto la sua prova più che degnamente. Positiva anche la prova di Oroveso (
Riccardo Zanellato), voce profonda e forte, come ci si aspettava, e bella presenza scenica.